La sintesi della seconda vista da Sky Sport

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CHIEVO-LAZIO 1-2

10' Immobile (L), 34' Pucciarelli (C), 89' Milinkovic-Savic (L)

Fermata in casa alla prima contro la Spal, seconda contro il Chievo: vittorioso settimana scorsa davanti all'Udinese. Altra storia, ora. Inzaghi arriva a Verona senza Felipe Anderson e Keita. Testa al mercato? Non solo, prima il vero obiettivo attuale: i tre punti. Forti della vittoria contro la Juventus e spinti dalla forza di un gruppo unito. Contrastato da un terzo incomodo, il caldo. Che blocca lo spettacolo. Frena. Ritmi lenti nel primo tempo. Poi, all’improvviso, tutto in un minuto. Prima la Lazio, che passa in vantaggio con Immobile: bravo a saltare Sorrentino dopo un contropiede rifinito da Leiva. Poi, dopo un minuto, il pareggio (al 34'): e ci pensa lui, Pucciarelli, al primo gol con la sua nuova maglia. Il tutto dopo un’azione convulsa e arroventata. Destro potente e Strakosha trafitto. Nella ripresa brillano più maglie gialle. La Lazio sembra spenta, un po’ lunga. Senza contare Immobile, sempre presente: divorandosi però il gol del vantaggio. Fino all’89’, segnato da un gran destro di Milinkovic-Savic: il migliore in campo. E allora i tre punti diventano inevitabili e si colorano di biancoceleste.

CROTONE-VERONA 0-0

Quante motivazioni in campo. Questione di voglia, entusiasmo. E allora dimenticare la sconfitta contro il Milan per il Crotone diventa un obbligo. Una sola parola per Nicola: rialzarsi, contro una neopromossa. Davanti al Verona, sconfitta nella prima difficile uscita contro il Napoli ma desiderosa di fare risultato. In una trama di gioco piacevole, ben definita nel primo tempo: col Verona che gestiva il possesso palla e il Crotone protagonista delle occasioni più nette. Con un gol al 64’, una rete però annullata: Trotta finalizza un buon lavoro di Budimir, ma quest’ultimo viene colto in posizione irregolare. E allora il tempo scorre, tra fasi di stallo e accelerate. Ma il risultato termina in parità: è 0-0 tra Crotone e Verona.

FIORENTINA-SAMPDORIA 1-2

32' Caprari (S), 35' rig. Quagliarella (S), 51' Badelj (F)

Una partita, un affascinante duello in campo: in attacco, a pochi metri di distanza. Perché al Franchi ci sono Simeone e Quagliarella: uno scontro generazionale, gioventù contro esperienza. Dai derby di Genova a questa nuova sfida. Con Pioli al debutto davanti al suo nuovo pubblico, pronto a stupire attraverso i suoi principi di gioco. Ma è una notte fonda, più buia che Viola. Perché il primo tempo è roba blucerchiata: meritatamente in vantaggio grazie alle reti della coppia del gol. Esatto, loro: prima Caprari, poi Quagliarella. Belli sul pezzo, super offensivi. Nella ripresa, poi, Badelj al 50’ accorcia le distanze. Dal 35’ aumenta la velocità. La squadra di Pioli ci prova, combatte, e arriva in diverse occasioni vicina alla porta blucerchiata. Ma nulla. Il risultato è giusto. Con la Samp vicina poco prima addirittura al 3-0. Seconda sconfitta consecutiva per Pioli, l’esatto contrario per Giampaolo. E adesso il futuro, passando dagli ultimi giorni di mercato.

Milan-Cagliari 2-1

(10' Cutrone, 56' Joao Pedro, 70' Suso)

Milan (4-3-3): G.Donnarumma, Conti, Bonucci, Musacchio, Rodriguez, Kessie, Montolivo, Calhanoglu (18'st Biglia), Suso, Cutrone (33' st Kalinic), Borini (49' st Antonelli). (Storari, A. Donnarumma, Calabria, Romagnoli, Zapata, Abate, Gabbia, Locatelli, André Silva). All: Montella.
Cagliari (4-3-1-2): Cragno, Padoin (38' st Faragò), Andreolli, Pisacane, Capuano, Ionita, Cigarini, Barella, Joao Pedro (31' st Cop), Sau, Farias (41' st Cossu). (Crosta, Daga, Miangue, Romagna, Ceppitelli, Dessena, Giannetti). All: Rastelli.
Arbitro: Pairetto di Nichelino.
Ammoniti: Kessie, Montolivo per gioco falloso; Joao Pedro per comportamento non regolamentare.

Montella l’ha ripetuto per tutta l’estate a Fassone e Mirabelli. Compratemi chi volete, ma non toccatemi Suso. Ed evidentemente, aveva ragione lui. E’ lo spagnolo che ha fatto girare la squadra nella passata stagione ed è ancora allo spagnolo che questo nuovo Milan, quello costruito a suon di milioni, 226 per l'esattezza, è costretto ad aggrapparsi per superare il secondo esame della sua stagione e tenere il passo di 3 delle 4 rivali per i primi quattro posti. Un assist per Cutrone dopo appena 10 minuti, tante giocate di classe fina e tecnica assoluta, ma soprattutto la perla con la quale ha tirato fuori il suo Milan da un baratro rossoblù nel quale gli uomini di Montella stavano rischiando paurosamente di precipitare. Perché dopo il conforto del vantaggio iniziale firmato ancora una volta dal baby attaccante che doveva essere il vice del vice del vice (già 4 le reti  dopo appena 6 partite ufficiali per Cutrone), i rossoneri hanno subito per almeno 50 minuti il ritorno, forse inatteso, dei ragazzi di Rastelli che hanno dimostrato di avere per lunghi tratti della partita una condizione fisica e un acume tattico superiore a quelli dei padroni di casa. Tante le occasioni dei sardi, un palo di Sau, qualche parata decisiva di Donnarumma e poi il pari, più che meritato, di Joao Pedro, arrivato dopo 11 minuti dall’inizio della ripresa. E allora ecco la soluzione, quella che il mercato non poteva portare perché il Milan la aveva già in casa: punizione dal centro destra e mancino a giro che non lascia scampo a Cragno. Montella lo avrà di certo abbracciato a fine partita, ricordandosi le sofferenze del primo tempo e ripensando magari a quelle parole riferite di continuo ai suoi dirigenti in estate. Suso non si tocca, ancora una volta a San Siro questa sera si è capito il perché.

NAPOLI-ATALANTA 3-1

16' Cristante (A), 56' Zielinski (N), 61' Mertens (N), 87' Rog (N)

Al San Paolo gli azzurri battono la squadra di Gasperini ribaltando l'iniziale svantaggio (gol di Cristante). Il Napoli vince grazie alle reti di Zielinski, Mertens e Rog. Nello scorso campionato l'Atalanta aveva conquistato sei punti contro il Napoli. Statistica rimasta indigesta a Sarri nella stagione 2016-2017, tabù sfatato nella notte del San Paolo. E per come si era messa, il non c'è due senza tre, poteva sembrare quasi un ineluttabile destino. E, invece, il Napoli sotto di un gol, non brillante come al solito, ha saputo soffrire, sacrificarsi, raschiare il fondo del barile e trovare le energie per ribaltare l'iniziale svantaggio. Merito a Sarri che ha sostituito Hamsik, non in grandissime condizioni, per Allan; piccola pecca nella gestione di gara di Gasperini che ha preferito togliere peso all'attacco sostituendo, a fine primo tempo, Petagna per far entrare un centrocampista, De Roon.

SPAL-UDINESE 3-2

25' Borriello (S), 56' Lazzari (S), 72' Nuytinck (U), 87' rig. Thereau (U), 93' Rizzo (S)

Sul piatto ci sono tre punti d'oro, preziosissimi per entrambe le formazioni. Da una parta la Spal, per la prima volta a Ferrara in questa Serie A. Una squadra entusiasta e piena di carica: con un Borriello in più e forte dell'ottimo punto conquistato all'Olimpico contro la Lazio. Dall'altra l'Udinese, pronta a riscattare la sconfitta di settimana scorsa contro il Chievo. Il tutto in una notte biancazzurra. Stupenda. Bentornata, Spal. Dopo 18018 dall’ultimo gol in Serie A: contro l’Atalanta, nel 1968. Ma ora il presente, nobilitato dal primo gol di Borriello con la sua nuova maglia. Ah, volete un piccolo dato? L’attaccante è andato in rete con dodici squadre in totale, eguagliato il record di Amoruso. Spettacolo al Paolo Mazza. Con il VAR che assegna anche un gol a Lazzari, per il 2-0 al 56’. Non moltissime occasioni in totale, ma tanta voglia di stupire. Con la migliore difesa del campionato, zero gol subiti, ma solo fino al 72’: quando Nuytinck riapre il match capitalizzando l’assist di Jankto. 22 uomini in campo e un altro protagonista, il VAR: che all’86’ assegna un rigore all’Udinese. Vaisanen trattiene in area fallosamente Lasagna. La tecnologia allora fa il suo, Thereau invece trasforma dal dischetto. Finita? Macché, qua ci si emoziona: è roba forte. Proprio come Rizzo, che segna al 90’ dopo essere appena entrato in campo. Destro a giro, Scuffet battuto e Spal in paradiso.

ROMA-INTER 1-3

15' Dzeko (R), 67 e 76' Icardi (I), 87' Vecino (I)

Probabilmente non l'avrebbe immaginata così nemmeno lui. Il ritorno di Spalletti all'Olimpico è stato un vero trionfo passato attraverso la gioia negli occhi per aver visto finalmente sprazzi della sua creatura, dalla sofferenza dopo il ritorno della Roma, alla soddisfazione per un finale di gara giocato alla grande. L'Inter vince, grazie anche al suo bomber principe, Icardi, autore di una doppietta, gol che hanno ribaltato il match e permesso ai nerazzurri di diventare un avversario temibilissimo per la lotta al titolo.

Inter a sprazzi, Roma più cinica

Rispetto alla vigilia Spalletti cambia qualcosa. Non c'è spazio per Joao Mario, gioca Gagliardini con Vecino e Borja Valero tra le linee. Per quanto riguarda invece Di Francesco, tutto confermato con Juan Jesus da terzino destro. L'avvio è tutto di marca interista: i nerazzurri giocano con passaggi corti, Borja Valero tocca una quantità infinita di palloni diventando l'ispiratore della manovra avanzata. Spalletti alza i terzini in costante proiezione offensiva e Candreva e Perisic possono puntare dritti verso la porta con Icardi molto più vicino all'area per attaccare la profondità. L'Inter presidia la metà campo giallorossa ma è poco concreta, e la Roma si difende molto chiusa con la linea di quattro. Pian piano la fomazione di Di Francesco prende campo, le mezz'ali, Strootman e Nainggolan si approno per allargare la zona centrale del campo costringendo Gargliardini e Vecino a uscire su palle più esterne. Dzeko è il solito vertice del triangolo formato da Defrel e Perotti che provano a venire a giocare dentro il campo. Il bosniaco la sblocca con un perfetto movimento di "fuori linea", si allarga rispetto al marcatore diretto per ricevere il cross e batte Handanovic. L'Inter accusa il colpo, si disordina e si espone ai tagli dei romanisti. Ci prova ancora Dzeko a mettere in difficoltà Handanovic che, però, in tuffo para. La Roma si difende facendo densità nella propria trequarti, gioca dentro le linee e allunga l'avversario. Sul finire di primo tempo il destro, potentissimo, di Nainggolan copisce il palo e torna in campo. In precedenta era stato Kolarov a colpire una prima volta il palo. Icardi scalda le mani ad Alisson su una ripartenza micidiale nerazzurra, ma il tempo finisce con il vantaggio giallorosso legittimato da una seconda parte di prima frazione giocata con grande intensità e qualità.

Icardi spacca la partita

Il secondo tempo riprende con la stessa inerzia del primo. Roma che gestisce la partita, l'Inter che prova a riorganizzarsi per non abbassarsi troppo e lasciare spazio alla formazione di Di Francesco. La Roma preme, Perotti è in buona serata e proprio l'argentino va vicino al raddoppio: stringe il campo e poi di destro la mette a giro, solo il palo salva Handanovic. Da quel momento in poi è l'Inter a scuotersi. I meccanismi che tanto bene avevano funzionato nella prima metà della prima frazione funzionano meglio, l'ingresso di Dalbert dà più spinta alla manovra offensiva nerazzurra anche se il gol del pareggio di Icardi è più frutto di una giocata singola che di una vera e propria scelta di squadra. La Roma accusa il colpo, perde le distanze anche se prova comunque a spingersi in avanti. Ma l'Inter è letale e Icardi segna il gol del 2-1 che taglia le gambe ai giallorossi. Sotto di un gol, Di Francesco le prova tutte, fuori De Rossi dentro Under. Niente da fare, l'Inter è in versione rullo compressore e segna anche il terzo gol con Vecino. Entra anche Tuminello, ma sono solo scampoli di gara. L'Inter espugna l'Olimpico grazie a un finale di gara superlativo. La Roma recrimina anche per un rigore non accordato per fallo su Perotti. Ma alla fine è 3-1, l'Inter è una seria candidata per lo Scudetto.

Torino-Sassuolo 3-0

45' Belotti, 84' Ljajic, 88' Obi

Torino (4-2-3-1): Sirigu; De Silvestri, N'Koulou, Moretti, Barreca; Rincon (81' Acquah), Obi; Iago Falqué (85' Zappacosta), Ljajic, Berenguer (72' Edera); Belotti.

Sassuolo (4-3-3): Consigli; Lirola, Cannavaro, Acerbi, Gazzola (65' Adjapong); Missiroli (63' Ragusa), Magnanelli (75' Sensi), Duncan; Berardi, Falcinelli, Politano.

Ammoniti: Ragusa, Obi

Pareggi per entrambe all’esordio contro Bologna e Genoa, Torino e Sassuolo arrivano alla sfida dell’Olimpico con una grande voglia di tre punti. Particolarmente motivati i granata, desiderosi di regalare una gioia alla prima stagionale di fronte ai loro tifosi. E infatti la squadra di Mihajlovic parte subito forte, mettendo a ferro e fuoco la difesa emiliana. Protagonisti di inizio gara i due esterni del 4-2-3-1, Iago Falque e il neo arrivato Berenguer: proprio lo spagnolo ex Osasuna si trova sui piedi al 2’ la palla del vantaggio, ma il suo tocco nell’area piccola è impreciso. Scatenato a destra anche De Silvestri, che tiene costantemente in apprensione Gazzola.

Dopo 15’ di difficoltà esce dal guscio il Sassuolo, particolarmente insidioso da palla inattiva: nessuna delle cinque conclusioni di Berardi e compagni impensierisce però Salvatore Sirigu. Il primo verso la porta dell’ex portiere del PSG solo al 39’, in un momento estremamente confuso della gara: il grande caldo di Torino non gioca a favore dei ventidue in campo. Il primo, decisivo lampo della partita non tarda però ad arrivare. Il protagonista? L’uomo più atteso: Andrea Belotti. Al 45’ è infatti il Gallo infatti a sbloccare il risultato: pregevole l’azione sulla destra prima di N’Koulou e poi di De Silvestri, la palla dentro di quest’ultimo è preda del centravanti azzurro che, in mezzo a tre avversari, supera Consigli con un incredibile semi-rovesciata volante. È il quarto gol di Belotti contro il Sassuolo in Serie A (solo al Bologna ha segnati di più, 5): l’ultima rete in campionato l'aveva segnata proprio all’Olimpico contro i neroverdi nell'ultima giornata dello scorso campionato. Il Gallo si riconferma uomo da area di rigore: proprio in quella zona del campo ha infatti segnato 44 dei suoi 45 gol in A.

Secondo tempo

Nonostante il vantaggio del Toro, la partita non subisce lo shock sperato e l’inizio del secondo tempo prosegue sulla falsariga del primo. La prima squadra a essere pericolosa è il Sassuolo: al 50’ Barreca salva un gol, intervenendo prontamente in anticipo su Missiroli, libero sotto porta. Dopo 10’ distesi, la squadra di Mihajlovic torna padrona del gioco. Al 55’ doppia occasione per i granata: pericoloso prima Ljajic con un destro a giro, poi Rincon con un una bella conclusione da fuori, che termina di poco a lato.

Al 60’ (tiro insidioso di Duncan) ultimo squillo del secondo tempo della squadra di Bucchi, che subisce pesantemente l’affondo del Toro nel quarto finale di gara. Consigli al 63’ salva su Ljajic; trema 10 minuti dopo sull'incursione del giovane Edera, che, appena entrato, va subito vicino al gol del 2-0. A chiudere la partita ci pensa lo stesso Ljajic: errore di Duncan sulla trequarti, Iago Falque scappa in contropiede e serve a pochi passi da Consigli un assist al bacio per il trequartista serbo, che sigla il secondo gol in due partite di campionato. Il Torino nel finale ha modo anche di calare il tris: il Sassuolo spegne la luce e Obi, ben servito da Belotti, scarica di destro la palla in rete dal limite dell’area piccoli. Nel mezzo due interventi del Var: annullato prima un rigore ai granata per fallo di mano di Cannavaro, poi uno ai neroverdi per fuorigioco. Il Torino di Belotti trova i primi tre punti del suo campionato: Sassuolo ko.

Genoa-Juventus 2-4

1' aut. Pjanic (J), 7' rig. Galabinov (G), 14' e 45'+4 su rig. e 90'+2 Dybala (J), 62' Cuadrado (J)

Genoa (3-4-3): Perin; Biraschi, Rossettini, Gentiletti; Lazovic, Bertolacci, Veloso, Laxalt; Pandev (78' Lapadula), Galabinov (69' Centurion), Taarabt (56' Palladino).
All. Juric

Juventus (4-2-3-1): Buffon; Lichtsteiner (71' Barzagli), Rugani, Chiellini, Alex Sandro; Pjanic (79' Bentancur), Khedira (63' Matuidi); Cuadrado, Dybala, Mandzukic; Higuain.
All. Allegri 
 

Genoa e Juve danno spettacolo a Marassi, in una partita dalla sceneggiatura inglese, nel più inglese degli stadi della Serie A. Emozioni e belle giocate dal primo all’ultimo minuto, con tanto di errore del Var…

Inizio con handicap per la Juve

Dopo pochi secondi Alex Sandro si perde Pandev che mette in mezzo un pallone deviato in porta da Pjanic. Buffon non può nulla, il Genoa è subito in vantaggio. La reazione dei bianconeri, a Marassi in maglia gialla, è immediata: pericolosa punizione di Dybala, sul colpo di testa di Higuain però Perin è provvidenziale.
Al 5’ c’è un episodio di Var. Per la seconda settimana di fila la Juve subisce il verdetto della nuova tecnologia in ausilio degli arbitri. Buffon e Galabinov scherzano mentre Banti indica il dischetto: decisione che non tiene conto della posizione di fuorigioco del bulgaro prima di essere atterrato.

Era dall’ottobre 2014 che i bianconeri non si vedevano fischiare contro un rigore in due giornate consecutive di Serie A. Sette giorni dopo aver ipnotizzato Farias, però, Buffon non si ripete con Galabinov, che porta il Genoa sul 2-0 dopo solo 7’. Con una soluzione centrale l’attaccante bulgaro trova il primo gol in Serie A, mentre il portiere della Juve battezzava l’angolo alla propria sinistra. 

Sotto di due? Ci pensa Dybala

Al 14’ Pjanic si fa perdonare l’autogol con un’incursione in area e un assist perfetto per Dybala, che non spreca e riduce le distanze battendo Perin. L'argentino, in gol in tutte e tre le ultime presenze in Serie A: non arrivava a quattro da dicembre 2014, quando vestiva la maglia del Palermo.
Partita vivace, non mancano le belle giocate: Dybala, Taarabt e Veloso deliziano il pubblico con dribbling d’alta scuola. Il duo Dybala-Higuain, con la Joya in grande spolvero, fa fare gli straordinari a Perin, che a pochi minuti dalla fine del primo tempo salva il risultato con una doppia parata. Nei minuti di recupero, però, Lazovic si sostituisce al portiere fresco di convocazione in Nazionale: fallo di mano punito con cartellino giallo e rigore per la Juve, che Dybala trasforma.

Cuadrado chiude il cerchio

Squadre all’intervallo sul 2-2, alla ripresa del gioco il primo cambio è di Juric. Dentro Palladino per Taarabt, Allegri risponde inserendo Matuidi al posto di Khedira. I bianconeri mettono il turbo, Cuadrado segna un gol spettacolare: stop, dribbling, tiro, c'è tutto il suo repertorio nella rete del 2-3, la sua trentesima in Serie A.
Mentre nel Genoa si rivede Lapadula, Allegri regala l'esordio in A a Bentancur: l’uruguaiano entra al posto di Pjanic, che esce dal campo per infortunio, per giocare gli ultimi 10’. Nei minuti di recupero Dybala firma la personale tripletta e archivia la pratica. La squadra di Allegri è a punteggio pieno e l'argentino comanda la classifica marcatori con 4 reti dopo due giornate di campionato.

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