Giampaolo Imbriani, fratello di Carmelo, domani sera sarà al Marulla

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 «Cosenza e Benevento tappe fondamentali, il calcio ci ha fatto sentire la sua vicinanza».

Cosenza-Benevento è la partita di Carmelo Imbriani, indimenticato calciatore che ha indossato la maglia rossoblù negli anni di Mutti allenatore, Lentini e Marulla sfiorando anche una storica promozione in serie A. I tifosi cosentini ancora sono galvanizzati dal cross per Zampagna che realizzò il gol contro la Salernitana e fece scatenare l’inferno al San Vito. Imbriani giocò ed allenò, anche, la squadra del Sannio.
Una feroce malattia nel 2013 lo strappò ai suoi cari a soli 37 anni. Il fratello Gianpaolo racconta il progetto in onore ed in memoria di Carmelo.

Imbriani, ci spieghi com’è nata l’iniziativa “Imbrianinonmollare”.
«Durante la malattia di mio fratello parenti ed amici ci siamo stretti intorno a lui. Non gli sono stati fatti mancare l’affetto e la forza per continuare a lottare. Dal mondo del calcio abbiamo ricevuto grande solidarietà. Molto vicini sono stati Morrone, con cui Carmelo giocò proprio a Cosenza, Palladino, Pecchia Cannavaro e tanti altri. Mio fratello sognava un calcio diverso, aveva un’idea di sport che ha fatto fatica a trovare nel mondo del pallone e, probabilmente, la cosa che lo ha più riempito di orgoglio nella sua carriera è stata quando, dall’ospedale, ha letto su un giornale che tifoserie avversarie si erano unite nello stesso messaggio per lui: “Imbriani Non Mollare”. Tanti scesero in campo con una maglietta bianca semplice con con un messaggio si speranza e solidarietà a lui dedicato».

Qual è la storia?

«E’ il racconto di una promessa, di un sogno e di due fratelli che abbracciati girano il mondo.
La promessa e’ ambiziosa ed e’ quella di far conoscere la storia di Carmelo in tutto il mondo. Il sogno è quello di girare il mondo guidando un furgoncino che mostri, con estremo orgoglio, l’immagine di Carmelo insieme ad una famosa opera di Keith Haring. Due figure unite da un unico messaggio di fratellanza che racconteranno per strada quello che di buono e’ emerso da questa triste storia».

logo imbriani

Cosa l’ha spinto a idealizzare e realizzare tutto ciò?
«Dalla malattia ad oggi riceviamo continui messaggi di sostegno, affetto da qualsiasi piazza da Torino a Palermo… a prescindere dai colori, dalla razza, dalla etnia e ciò ci ha portato a prender consapevolezza e grandezza di quanto Carmelo abbia lasciato nel cuore delle persone. Devo esser obiettivo, non ha vinto grandi trofei ma per esser ricordato così significa che ha toccato i cuori delle persone, ha coltivato amicizie che vanno al di là di qualsiasi colore di maglia ed ha mostrato rispetto al di là di ogni rivalità. Da qui l’idea che l’immagine che doveva rappresentare Carmelo doveva esser in bianco e nero senza colori, perché non si ricorda Imbriani calciatore del Benevento ma un uomo prima di un giocatore.
L’immagine della sua esultanza è diventata il simbolo dello “sport perbene”.

Viaggiare e non fermarsi mai… perché?
«E’ stata la mia medicina. Ho unito la mia passione di girare il mondo con l’obiettivo di far conoscere in giro chi era mio fratello, volevo che la sua immagine crescesse con i figli che ha lasciato e loro diventassero grandi con l’assoluta certezza che il padre fosse sempre insieme a loro nel mondo».

Cosa è stato fatto e quali sono i progetti futuri?
«L’obiettivo è sempre quello di esaltare i valori di rispetto, fratellanza nel mondo e grazie all’aiuto di tanti amici di mio fratello, la sua storia sta facendo il giro del mondo.  E’ anche stato girato un cortodocumentario “Volevo esser Imbriani”: intreccia La storia di Carmelo con quella di Luca un ragazzino che (proprio come mio fratello) partendo dai campetti di provincia sogna di vestire le maglie della serie A. L’obiettivo è anche quello di sostenere e diffondere ideali di un calcio sano ed in generale un approccio alla vita all’insegna del rispetto reciproco. Al docu-film hanno partecipato tanti personaggi illustri quali Pecchia, Taglialatela, Zazzaroni, Lippi e tanti altri che non smetterò mai di ringraziare.
Il sogno è quello di realizzare 5 campi di calcio, dedicati a mio fratello, in continenti diversi. Un primo verrà inaugurato a Maggio in Tanzania e mi auguro che riuscirò nel mio intento a cui mi dedico giorno per giorno anima e corpo».

Sabato sarà a Cosenza?
«Si sarò presente. Devo esser sincero, io non seguo molto il calcio ma proprio questo sport mi da sempre grandi soddisfazioni perché mio fratello viene sempre ricordato come se fosse scomparso ieri ed io non posso solo che esserne orgoglioso e ringraziare tutti per l’affetto».

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