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Improta, il primo gol in Serie A per dimenticare il passato ed è dedicato al futuro...

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Un crac nel momento migliore può spezzare una carriera, o almeno rimescolare le carte per un po’. A Riccardo Improta è successo, ma con pazienza, costanza e umiltà ha rimesso sui giusti binari un treno che, per molti altri, non ha più ripreso la corsa. Il giocatore di Pozzuoli, invece, ne ha assecondato la sbandata: ha ricominciato dal basso, ha vissuto stagioni altalenanti e ha sfruttato al massimo le occasioni che gli sono capitate. Fino a domenica, con il gol che ha permesso al Benevento di battere la Fiorentina e mettere fine a una serie di cinque sconfitte consecutive, Coppa Italia compresa. Un gol dedicato a chi ancora non c’è: tra poche settimane, Riccardo diventerà papà e la rete festeggiata con il pallone sotto la maglia è li a testimoniarlo. Riavvolgiamo il nastro.

Affare di famiglia

Fratelli calciatori, gli Improta, esattamente come gli Insigne. Riccardo, il più piccolo dopo Umberto e Giancarlo, inizia a

farsi vedere nella Puteolana, e dopo poco va al Lanciano in Lega Pro. In Abruzzo non gioca molto, ma basta per farsi notare dal Genoa, che nel 2012 lo porta a Pegli e lo aggrega alla Primavera.

Ottima scelta: quell’anno, con i rossoblù, si laurea capocannoniere del torneo di Viareggio con 5 gol, ma per la A dovrà attendere. Prima il classico prestito in B, per farsi le ossa. Si avvicina a casa, va alla Juve Stabia e segna 6 gol in 27 partite. Tutte reti pesanti, tra l’altro: solo una volta una sua marcatura non significa punti per le Vespe. Lo nota il Chievo, che ne acquista metà del cartellino ma gli dà poche chance in Serie A, appena tre presenze. Un altro prestito in B (Padova, 7 gol nel girone di ritorno), poi il Genoa lo riscatta e... lo fa partire ancora, questa volta al Bologna. In pochi anni, Improta ha già girato un bel po’: con la valigia in mano, sempre dietro un pallone.

Incubo e risalita

Dall’Emilia si sposta in Romagna, nell’ambizioso Cesena di Drago. È qui che il destino decide di tirargli un brutto scherzo, e il treno sembra sbandare pericolosamente.

A meno di un mese dall’inizio della stagione, proprio in un’amichevole contro il “suo” Genoa, il ginocchio fa crac e la diagnosi è impietosa: «Lesione plurima ai legamenti e rottura del tendine rotuleo del ginocchio sinistro», ripresa dell’attività agonistica non prima di sette mesi. In parole povere, una bella “X” sul campionato 2015-16, ci si rivede l’estate prossima, che come da tradizione significa un altro trasferimento. Si torna vicino casa, a Salerno, ma l’annata non è delle migliori. «C’è sempre un’altra stagione» è una frase di Nick Hornby che Improta, più o meno inconsciamente, fa sua. Rimane al sud, va al Bari di Fabio Grosso e, semplicemente, risorge. Vive da titolare la migliore stagione della carriera – 8 gol, mai così tanti – e si rifà subito, contro il Cesena, alla prima giornata: gol e 3-0 per i galletti, in una stagione sciagurata per entrambe. Non per l’esterno, che manda un messaggio chiaro: Improta c’è.

Profumo di casa

Tra il mare di Pozzuoli e l’Appennino sannita passano 113 chilometri, tanto basta per tornare a respirare l’aria della propria terra. Il Benevento lo compra a titolo definitivo nel 2017, mettendo fine a una serie di prestiti che aveva portato Improta, in sei stagioni, a indossare sette maglie diverse. Il primo anno i giallorossi deludono, il secondo dominano il campionato dalla prima all’ultima giornata. I gol diminuiscono, ma le presenze in campo sono tante. La sinfonia non cambia neanche in A: i minuti all’inizio sono pochi, ma crescono col passare delle giornate. E alla prima da titolare, la zampata: primo gol in Serie A, su assist – anche questo il primo – dell’altro “fratello d’arte”, Roberto Insigne. Questione di famiglia e di talento, come Improta.

gazzetta.it

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