Dopo il grande rimpianto della scorsa stagione, in cui da campione d’inverno è scivolato fino al sesto posto, prima di cadere al primo turno playoff contro la Juventus Next Gen (1–5 al “Vigorito”), il Benevento è ripartito con idee chiare e ambizioni intatte. La delusione primaverile ha lasciato in dote una lezione: la continuità vale più dei picchi. E oggi i giallorossi stanno provando a trasformarla in identità.
L’avvio: risultati pesanti e classifica da vertice
Il segnale che la Strega c’è è arrivato subito alla prima di campionato: 2–1 esterno a Crotone, indirizzato nei primi 13 minuti da Salvemini e Lamesta. Una vittoria “da squadra”, su un campo complicato, che ha dato slancio al gruppo.
La prima sconfitta con il Casarano ha rischiato di minare delle certezze ma, in verità, il passo è rimasto prevalentemente sicuro: 3–0 a Siracusa con doppietta di Manconi e rete di Salvemini, 2–0 all’Atalanta U23 al “Vigorito”, pareggio 2–2 a Picerno e 2–0 al Trapani (Manconi e Pierozzi). L’unico inciampo recente è arrivato a Latina (0–1, decide Ekuban), partita “sporca” come aveva previsto Auteri alla vigilia. Il quadro, però, resta molto positivo.
La fotografia della classifica dopo otto giornate racconta un Benevento in piena zona d’élite: secondo posto, ritmo da promozione e un bilancio reti che certifica equilibrio tra fase offensiva e protezione dell’area. Sono numeri che sostengono le ambizioni di lungo periodo e, al tempo stesso, impongono continuità nella gestione dei dettagli che spesso decidono le partite di Serie C.
Perché funziona: mercato mirato e gerarchie chiare
La società ha inserito tasselli funzionali. In mezzo c’è Mattia Maita, arrivato a titolo definitivo dal Bari e subito investito della fascia di capitano: leadership, ordine e letture sono il patrimonio che il suo profilo aggiunge al centrocampo. Dietro spicca l’innesto di Stefano Scognamillo (contratto lungo), centrale abituato a guidare la linea; sulle corsie l’acquisto a lungo termine di Edoardo Pierozzi ha già portato gamba e contributo in zona-gol. Nel pacchetto offensivo, oltre a Lamesta e Manconi (determinante a Siracusa e a segno anche contro il Trapani), si è aggiunto nel finale di mercato Marco Tumminello, profilo che aumenta le soluzioni in area, sia come riferimento spalle alla porta sia come attaccante d’attacco alla profondità.
Strategicamente, il club ha definito all’inizio di stagione ruoli e responsabilità: Maita capitano e Scognamillo vice sono segnali chiari verso lo spogliatoio e verso la tifoseria che chiedeva punti di riferimento dopo il finale amaro della scorsa annata. L’effetto è visibile nella compattezza mostrata nelle gare “a punteggio pieno” e nella capacità di gestire i momenti senza sbandare: quando c’è da abbassare i ritmi, la squadra sa farlo; quando invece serve accelerare, gli esterni e le mezzepunte aprono corridoi e alzano la qualità dell’ultimo passaggio.
L’impronta di Auteri: principi stabili, varianti utili
La conferma di Gaetano Auteri ha permesso di lavorare in continuità. Il tecnico è storicamente associato a un 3-4-3 verticale, fatto di aggressione alta e ampiezza offensiva, ma non ha esitato a muoversi verso il 4-2-3-1 quando il contesto lo ha richiesto, senza snaturare i principi cardine: pressing coordinato, occupazione rapida dell’ultimo terzo, difesa che sale con i tempi della circolazione. Questo mix di certezze e flessibilità ha aiutato la Strega a “sporcare” le partite giuste e a vincere i duelli nelle zone calde, soprattutto nei primi 20 minuti e nelle fasi immediatamente successive ai gol segnati, quando la squadra tende a restare corta e aggressiva.
Non a caso, nelle letture degli addetti ai lavori il Benevento figura stabilmente tra le squadre con più alto potenziale del Girone C: quote delle scommesse sportive digitali e analisi specialistiche lo collocano nel blocco delle favorite assieme a realtà come Salernitana, Catania e Cosenza, tutte protagoniste di un avvio solido. Questo non equivale a un traguardo, ma a una responsabilità: confermare settimanalmente standard di intensità e concentrazione, anche contro avversari che si chiudono e puntano sugli episodi.
Dove può ancora crescere la squadra
I margini di miglioramento sono principalmente due. Il primo riguarda la qualità dell’ultimo passaggio contro blocchi bassi: con squadre che difendono a cinque e riempiono l’area, la pazienza nel far girare palla e nel creare superiorità sulle corsie diventa decisiva. Il secondo è l’allargamento della “mappa dei gol”: alzare il contributo realizzativo delle alternative offensive e dei difensori sui piazzati ridurrebbe la dipendenza dalle strisce positive dei finalizzatori più in vista. In questo senso, l’ottimo rendimento della linea difensiva è una base su cui costruire anche partite “da 1-0”, quando l’avversario spezza il ritmo e cerca l’episodio.
Sul piano mentale, la squadra dovrà dimostrare di saper metabolizzare in fretta i pochi stop. La sconfitta di misura a Latina, partita bloccata e decisa da un episodio, è un promemoria utile: in Serie C contano gestione e freddezza, soprattutto nelle giornate in cui la manovra non trova sbocchi puliti. La crescita passerà anche dalla capacità di leggere meglio i momenti in cui conviene allungare la partita e quelli in cui serve “abbassarla” per recuperare campo e lucidità.
L’agenda: un mini-ciclo che pesa
Il calendario propone adesso un passaggio indicativo: gara interna con il Team Altamura e, a seguire, il Potenza. Due test che misurano la capacità di imporre il proprio copione al “Vigorito” e di gestire l’energia nella continuità dei risultati. Uscirne con un bottino pieno significherebbe presentarsi ai successivi scontri diretti con uno “status” ancora più credibile per una potenziale promozione in Serie B e, soprattutto, con un margine psicologico che negli anni scorsi è spesso mancato nei momenti chiave.

